Quello che vi propongo oggi, signore e signori, è un film capolavoro. Un film commovente ma per nulla banale: è la storia (vera) di Philippe, divenuto tetraplegico in seguito a un incidente di parapendio, e di Driss, ragazzo di colore di periferia che, appena uscito di prigione, viene assunto dall’uomo come badante personale.
Se vorrete vedere questo capolavoro, sappiate che non vi troverete affatto di fronte alla solita storiellina piena zeppa di luoghi comuni basati sulla compassione verso i disabili (non ci vuole certo un film per mostrare alla gente che la vita di tutti i giorni di un disabile non è proprio come essere su di un'amaca) diretta da un regista che ha la fantasia di un cavallino a dondolo ma un vero e proprio tragitto in cui amicizia, amore, sesso e responsabilità vengono unite per dar vita ad una testimonianza nuda e cruda che non solo fa riflettere ma soprattutto mette la disabilità sotto una luce sincera che sottolinea tutti gli aspetti, tutti i bisogni di un uomo che vuole ancora far sentire la sua voce.
Quello che mi ha sorpreso è stata la grande ironia di Philippe (che tra l'altro assomiglia molto al mio modo di essere) verso se stesso e verso il suo stato fisico, e poi la naturalezza di Driss nell'interagire con Philippe in tutta franchezza: il suo essere diretto, ingenuo, inesperto e piuttosto avventato in certe sue azioni, ci fa capire come una persona possa avere a che fare con un disabile fregandosene della sedia a rotelle. Non ho deciso di parlarvi di questo film solo per la sua bellezza e autenticità ma soprattutto perché mi permetterà di approfondire tutti quegli aspetti che molto raramente vengono tirati in ballo quando si parla di disabilità e lo farò dividendo in vari piccoli sotto-capitoli in relazione ai punti che il film stesso tocca.
Amore:
Nel film si scopre che Philippe intrattiene dei rapporti esclusivamente epistolari con una donna dopo la morte di sua moglie, cosa che Driss non riesce a capacitarsi: come mai, malgrado la misteriosa destinataria gli abbia scritto il numero di telefono, Philippe non vuole chiamarla? La risposta potrebbe essere intuitiva.
Il fatto è che è sempre molto difficile mostrare i propri punti deboli: vuoi per una questione di orgoglio o per la paura di rimanere solo, in ogni caso, spogliarsi di ogni corazza e presentare i propri punti deboli, per una persona disabile, significa mettere davvero tanta posta in palio.
Lo so bene perché, come molti della mia generazione e tanti della successiva, ho esplorato il mondo del virtuale raccogliendo dagli alberi di una falsa identità i frutti della chat. È tutto figo inizialmente: ti descrivi esagerando su certi dettagli, la persona di la sembra essere incuriosita da te e tu cominci già a svolazzare nel più alto vortice dei cieli. Il "guaio" arriva quando lei ti chiede una foto: se una persona normodotata può fotografarsi in una situazione o in una posa figa, come faccio io che non posso muovermi?
Driss nel film dice "non vedo il problema: le mandi una foto dove si vede la sedia a rotelle ma non troppo... non sei certo il tipo da foto stile Telethon in cui sei con la bocca storta e la lingua di fuori" (e questo ci rimanda all'articolo "un volto nuovo").
Driss ha ragionissimo... è solo che, hai paura di mostrarti totalmente per quello che sei perché magari tu ti sei veramente innamorato di quella ragazza: accetterà un ragazzo andicappato come suo tipo? Riuscirebbe mai ad essere sufficientemente paziente per aspettare i ritmi che la malattia, direttamente o indirettamente, mi impone? e se mi lasciasse solo?
"ti pensavo... diverso...". Dio... ho la nausea da tante volte che l'ho letto.
È la vita certo... quando si cade ci si rialza... mi chiedo solo fino a quando riuscirò a farlo, a volte dire "ma vada a farsi fottere, è lei che ci perde" non funziona più.
Rapporto disabile-badante:
"su.. forza... non puoi spingere una carrozzella per il resto della tua vita" queste sono le parole che Philippe dice a Driss nel film quando realizza che purtroppo Driss dovrà andarsene. Fino a che punto l'amicizia ha la forza di non invadere la sfera professionale? È molto complicato, sono tutte cose che vanno gestite con estrema cautela. Dobbiamo renderci conto che un badante (o una badante) ha a che fare con una persona disabile ogni giorno e ogni ora, com'è possibile non spiccicare una parola o comunque mantenere un comportamento rigidamente professionale? Non è impossibile ma, in ogni caso, altamente improbabile.
Un badante non si prende cura solo della persona bisognosa in senso strettamente fisico ma ascolta anche ciò che questa ha da dire: può essere incazzata, demoralizzata, gioiosa, allegra o innamorata (e quando una persona è innamorata è pericolosa perché se per sbaglio riesce a taccar bottone con un amico e a descrivergli di quanto lei sia diversa da tutte le altre e fantasticamente stupenda bè, per quel amico, è finita. Figurarsi se l'amico è il badante).
Ho avuto molte persone che mi hanno aiutato nel corso della mia vita: con alcune di queste ho avuto un bel rapporto e, quando purtroppo son dovute partire, mi è davvero spiaciuto molto. Con altre, invece, vi dico la verità, sono ben contento che se ne siano andate perché erano svogliate e incapaci ma soprattutto non avevano capito un bene amato cazzo del mio modo di essere.
Un buon badante? Deve (a mio avviso) essere sempre presente mantenendo però una certa discrezione cercando di capire se il disabile si trova in una situazione normale (magari davanti al PC o a leggere un libro) o se si trova in una situazione privata (con amici o quando sta con la sua ragazza). Non deve mostrare compassione (perché questa non è richiesta) e soprattutto non deve rompere i coglioni nel continuare a ripetere di quanto sia importante prendere un determinato farmaco o meno. Non dico che non abbia ragione (se questo venisse fatto) ma un conto è ricordare e un conto è frantumare le sacche marronarie!
Sesso:
Chi l'ha detto che i disabili siano dei santi??
Ebbene, prendendo spunto da questa mia frase, voglio parlarvi di sesso facendo però prima una premessa: come ho già detto (ma è bene ricordarlo) esistono varie forme di disabilità che determinano cosa il disabile in questione può o non può fare. Nel mio tipo di disabilità, vi assicuro, che li sotto è tutto ok! (fin troppo! ...vabè, lasciate perdere e andiamo avanti).
Tornando seri: mettiamoci in testa che un disabile (malattia permettendo) è perfettamente in grado di avere un rapporto sessuale con una donna. Certo non si possono pretendere delle posizioni alla Rocco Siffredi ma nel proprio piccolo si possono fare grandi cose.
Oltre a questo, va spiegata ancora una cosa: quello che forse può venire a mancare è la naturale impulsività che spesso salta fuori in una relazione di copia. Per farvi capire meglio cosa intendo dire, userò un esempio: se voglio abbracciare una ragazza ho bisogno che lei mi alzi le braccia e che le metta intorno a se, solo da quel momento li posso stringerla... da li in poi posso esserci io. Se voglio baciarla, invece, ho bisogno che questa si chini verso di me per arrivare alle sue labbra, dopodiché, a baciare ci penso io (e lei farà poi la sua parte naturalmente). Per quanto riguarda la sfera sessuale, bè, ho bisogno che una persona mi metta sul letto, lascerò poi alla fortunata l'onore di spogliarmi.
Da li in poi... no cari, va bene la libertà di parola, ma questo... è troppo!
Anche questo viene affrontato in Intouchables quando Driss chiede: "senti, non offenderti ma... mi sono sempre chiesto: come fai tu a....? si, insomma...." e Philippe: "non so se hai notato ma non sento assolutamente niente dalla base del collo fino alla punta dell'alluce. Bisogna, adattarsi...". Vero, mio caro Philippe: bisogna adattarsi... ma questo non vuol dire che non si possa farlo!
Come vedete, miei carissimi lettori, dietro ad una persona disabile, spesso, si nascondono molti meno problemi di quanto si possa immaginare.
Il mio consiglio dunque, se vi siete o vi state innamorando di una persona portatrice di handicap ma avete paura perché, infondo, sapete poco, bè, è quello di chiedere senza nessun problema: Cosa puoi o non puoi fare nel tua vita?
Se state avendo a che fare con una persona intelligente e matura, si assicuro che questa vi risponderà con estremo piacere.
7note
e voi? che pensate a tal proposito??
dite la vostra scrivendo un commento
Commento molto interessante e scritto bene, anche se non mi trovo d'accordo riguardo al film con i termini "capolavoro", "per niente banale": resta una storia (vera, alla base) commovente e al contempo divertente ma con uno scheletro già visto e rivisto: nasce l'amicizia, nasce il problema, problema risolto ma amicizia via chiusa. Per il resto, belle parole!
RispondiEliminaFilm stupendo;-)
RispondiEliminaCommento molto interessante
Vorrei scrivere molte cose ma mi soffermo sulla problematica principale
Secondo me dovremmo prendere esempio da Driss, xk ci insegna ad essere noi stessi e a fare agli altri cio chr vuoi sia fatto a te( nn fare agli altri cio che nn vuoi che sia fatto a te), invece noto con tristezza, che molte persone che lavorano nell ambito sanitario, che si sn dimenticati o peggio che nn anno mai saputo esserlo; e mi domando che coraggio anno di esercitaare ancora questa proffesssione.
in conclusione consiglio questo film xk oltre ad essere bello di fa comprendere quanto avvolte e semplice essere se stessi
da vero molto sorprendente....devo vedere il film.
RispondiEliminaCiao,
RispondiEliminaho letto il tuo pezzo sul film Quasi amici. Bravo! Molto interessante. Io e Giorgio lo abbiamo visto al cinema questa primavera e ci è piaciuto subito tantissimo! Mi sono ripromessa più volte di parlartene e consigliartelo ma lo sai che ho la testa per aria... Comunque ho trovato anch'io il film eccezionale: divertente e commovente in modo del tutto inusuale (e io non sono una che si commuove facilmente!) La frase più significativa ed emblematica del film? Quando l'avvocato di Philippe cerca di metterlo in guardia da Driss, un ragazzo di colore delle banlieue appena uscito di prigione, dicendogli che "quelli come lui non hanno pietà..." e Philippe risponde che è proprio l'assenza di pietà la caratteristica che lo ha convinto a sceglierlo! Sappi che pietà per te non ne ho mai provata... Ma ammirazione sì. E tanta!
Ci vediamo a Natale
Un abbraccio
Le tue riflessioni sono molto profonde ed "illuminanti"! Ben vengano questo tipo di film che non cadono nel banale e nel ripetitivo, anzi.. offrono una prospettiva nuova in grado di aprire gli occhi a tutti!
RispondiEliminaCiao,
RispondiEliminami chiedi un commento e non posso certo tirarmi in dietro!
Il film l'ho visto anche io ed è veramente un bel film. Trovo giusto parlarne, e ciò non si farà mai abbastanza.
Ci credo che ti identifichi in Philippe: tu come lui affronti la vita a testa alta (cosa che non mi aspetto di certo!) e con il giusto spirito. Sappi che ti ammiro in questo! Nelle poche ore di lezione che abbiamo insieme mi interessa sempre sbirciare sul tuo portatile per vedere cosa stai facendo, come te la cavi e per controllare (nei momenti morti, ovviamente) a cosa stai giocando! :P
Ci credo che non chiedi compassione, sappi però, che se hai bisogno di qualsiasi cosa sono e siamo a disposizione per aiutarti. (Niente video sul justin però! Lui si che mi fa compassione! :P)
Ammiro anche la tua voglia di parlarne, come hai fatto aprendo questo blog, e nella speranza di leggerti ancora ti faccio un augurio: VAI AVANTI COSí!
Io continuerò a seguirti!
Un saluto,
fabio
Questo film è davvero stupendo. La cosa che più mi ha colpita è vedere FINALMENTE una persona che si comporta con naturalezza e a volte sfacciataggine senza pensare a cosa sarebbe giusto dire, a cosa Philippe vorrebbe sentirsi dire o no, e tremila altri problemi che sono esattamente cose di cui lui NON ha bisogno. Ha bisogno di vivere, non di avere qualcuno col fiato sul collo che gli faccia girare i co****** già la mattina presto. Quando sono arrivati i sostituti di Driss avevo voglia di tirargli qualcosa, e quel rimbambito che non sapeva nemmeno dargli da mangiare beh, semplicemente sarebbe stato molto carino se Philippe l'avesse preso a carrozzate...
RispondiEliminaDetto questo, sai che ti stimo tantissimo :)
Un abbraccio enorme *
Non so se troverò le parole giuste per commentare. Non so neanche se sarà il commento giusto da fare.
RispondiEliminaTrovo che il film sia molto bello, che ti fa pensare.
Personalmente io non mi fermo davanti all'aspetto esteriore, per me è importante ciò che c'è in una persona. L'estate scorsa ho vissuto un esperienza che mi rimarrà nel cuore: ho conosciuto un ragazzo in sedia a rotelle, non poteva neanche parlare. Ma si capiva quello che voleva comunicare. Non mi sono fatta nessun problema a diventarle sua amica. Abbiamo fatto una lunga passeggiata insieme e abbiamo giocato anche a palla. Dopo un paio di giorni ci siamo dovuti salutare. Non so se lui si ricorderà di me, ma io di sicuro sì.
Credo fermamente che le persone si facciano problemi che io non riesco a vedere. Nell'ambito dell'amore ad esempio le persone si fermano per il sesso, la differenza d'età, la provenienza, l'esteriorità. Credo ci si spaventi per quello che possano pensare gli altri. Ma sinceramente se l'amore esiste non bisogna fermarsi ai primi ostacoli. Forse non capisco la realtà e vedo tutto così semplice. Ma perché rendere difficile ciò che è semplice come l'amore? Già la vita è difficile di natura.
Non so se sono riuscita a commentare bene...
stupendoooo!
RispondiEliminaFilm molto bello, anche se a mio parere qualche "pecca" ce l'ha. Anch'io ne ho scritto una recensione: http://wittywheels.blogspot.co.uk/2015/03/quasi-amici-titolo-originale.html
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